Crescere “ad alto contatto”, tra nuove pratiche di parenting e insicurezze genitoriali: il ruolo dei servizi per l’infanzia
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Abstract
Il presente contributo intende offrire una cornice riflessiva entro la quale comprendere nuove pratiche di parenting da considerare come spie delle trasformazioni in atto nei processi di interpretazione e “appropriazione” del ruolo genitoriale. Interpretazioni che possono essere assunte quali tentativi di rifondare il legame genitori-figli, tenendo conto delle pressioni a cui sono sottoposte le famiglie, delle novità provenienti dall’orizzonte globalizzato e multiculturale in cui viviamo, delle nuove tecnologie che veicolano e condizionano gli scambi comunicativi quotidiani.
In particolare verranno qui prese in considerazione alcune pratiche che caratterizzano la relazione tra genitori e figli piccoli in un numero crescente di famiglie: l’allattamento a richiesta, l’autosvezzamento, il co-sleeping, il babywearing, che hanno dirette implicazioni sul piano educativo e sulla creazione del legame originario. Si tratta di comportamenti che stanno a margine dei servizi per l’infanzia, che non vi entrano e che perciò non sono, in genere, oggetto di riflessione specifica. E tuttavia possono riferire di vissuti e nuovi fermenti relazionali tra le nuove generazioni di genitori.
Poiché le pratiche di cura dei servizi per la prima infanzia si innestano su quelle genitoriali, provare a riflettere sul significato di questi comportamenti non generalizzabili ma comunque sempre più diffusi può schiudere nuove prospettive di riconoscimento, spazi di comprensione reciproca e di collaborazione tra famiglie e servizi per l’infanzia, estendendo così gli ambiti di interazione e rendendo maggiormente permeabile quel confine tra pubblico e privato che nell’irrigidimento crea distanze e mutue esclusioni.